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Povertà, scuola e pari opportunità

Perché le bambine non possono studiare?

Il mese di marzo è segnato da una bella e importante ricorrenza: la “Giornata internazionale della donna”. Più comunemente, l’8 di marzo viene definito il giorno della “Festa della donna”, e in quanto “festa”, lo si associa banalmente a festicciole spensierate e divertimenti frugali.
In realtà dovrebbe essere un’occasione di seria riflessione per apprezzare da un lato le conquiste sociali, economiche e politiche delle donne ma, soprattutto, per non trascurare le discriminazioni e le violenze cui molte donne sono tuttora soggette in tanti paesi del mondo.
L’istruzione è sicuramente uno dei diritti fondamentali che più spesso viene negato alle bambine, e molti dati statistici lo confermano. Secondo l’UNESCO circa 130 milioni di bambine, ragazze e adolescenti tra i 6 e i 17 anni non frequentano regolarmente la scuola; 15 milioni di bambine in età scolare non siederanno mai tra i banchi di una scuola. Nove delle dieci nazioni dove l’istruzione femminile è più penalizzata si trovano nell’Africa sub-sahariana. Altre statistiche rivelano che in media le ragazze a scuola hanno più successo rispetto ai ragazzi, ottenendo voti migliori. Nonostante questo, solo in due terzi dei Paesi queste hanno le stesse possibilità di formarsi dei loro coetanei; in alcune delle aree più povere, circa il 48% delle bambine non riceve neanche l’istruzione primaria, e i dati sono ancora più drammatici in relazione all’istruzione superiore.

Le cause di queste disparità sono diverse:

  • Mancanza di cibo e acqua: nei paesi più poveri sono solitamente le donne a occuparsi dell’approvvigionamento dei beni di prima necessità, e per farlo sono spesso costrette a percorrere distanze enormi, che non lasciano loro tempo ed energie per potersi dedicare allo studio.
  • Tradizioni e pratiche culturali: nelle famiglie più povere si tende a preferire che siano i figli maschi a frequentare la scuola, con la convinzione che la formazione scolastica non sia utile per un ruolo di futura moglie e madre.
  • Distanze e costi: recarsi a scuola non è sempre così semplice e immediato; alcuni studenti sono costretti a camminare per ore per raggiungere le classi. Molti genitori, quindi, rinunciano a far studiare i propri figli per proteggerli. Le ragazze, inoltre, sono particolarmente a rischio di subire violenze e abusi durante il percorso.
  • Crisi politiche e guerre: i conflitti riducono le opportunità di istruzione per tutti bambini, ma le bambine sono più a rischio essendo più fragili e vulnerabili.

A tutto ciò si aggiunge anche la pandemia in corso, che ha avuto drammatiche ripercussioni sull’accesso all’istruzione femminile. è stato calcolato che, in questo periodo, più di 60 milioni di studentesse sono state costrette a lasciare gli studi per lavorare, e probabilmente gran parte di loro non metterà mai più piede in una scuola.

Negli ultimi decenni tante organizzazioni umanitarie, piccole e grandi, hanno alacremente lavorato per garantire un equo accesso all’istruzione per maschi e femmine, e tanti sono stati i progressi, ma la strada è ancora molto lunga: è necessario agire sulle radici più profonde della povertà, causa prima di ingiustizie e disuguaglianze.
Le bambine sostenute a distanza tramite ADI-aid ricevono cibo e acqua per sé e la propria famiglia, e non sono più costrette a dover percorrere chilometri in cerca di provviste. Se necessario, hanno la possibilità di recarsi a scuola con uno scuolabus, in tutta sicurezza. Vengono forniti loro divise, materiale didattico e altri beni di prima necessità, come lanterne, saponi e – in tempo di pandemia – mascherine. Le tasse scolastiche sono totalmente coperte dalla quota di sostegno, e tutti gli studenti, maschi e femmine, senza alcuna discriminazione, hanno la meravigliosa opportunità di studiare e formarsi per cambiare il loro futuro e quello delle loro comunità.