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Un donatore allegro

Dio ama un donatore gioioso: questo vuol dire che dobbiamo dare per l’opera del Signore volenterosamente, con gioia e liberalità. Nell’Antico Testamento dare a Dio era un dovere ed era obbligatorio; nella Dispensazione della Grazia il “dare” è diventato un privilegio volontario, gioioso, conseguenza del nostro amore per il Signore che ha dato Se stesso per noi.

L’apostolo Paolo elogia ed esorta i credenti di Corinto in questi termini: Ma siccome abbondate in ogni cosa, in fede, in parola, in conoscenza, in ogni zelo e nell’amore che avete per noi, vedete di abbondare anche in quest’opera di grazia” (II Corinzi 8:7). In questi termini consideriamo l’attività di ADI-aid: “un’opera di grazia” verso i tanti bambini che, insieme alle loro famiglie, ricevono il nostro sostegno.

Il privilegio del “dare” è…

…una grazia

La Grazia è “quella disposizione interiore creata dallo Spirito Santo che porta ad offrire generosamente”.

Zaccheo prima della conversione era avaro e disonesto, ma dopo aver ricevuto Gesù nel suo cuore, lo Spirito Santo mise questa grazia dentro di lui, al punto di dichiarare spontaneamente: “Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri” (Luca 19:1-10).

In Matteo 25:34-40 si parla di ciò che il Re (Gesù) dirà a coloro che hanno agito in favore dei poveri, dei bisognosi, degli emarginati: “Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”. Il verso 40 è la chiave di questo pensiero: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”.

…un impegno

La Sacra Scrittura ci dice con chiarezza l’importanza del dare: Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi metta da parte a casa quel che potrà, secondo la prosperità concessagli” (I Corinzi 16:2). Questo verso indica rispettivamente la regolarità, l’estensione, la preparazione e la proporzione del dare. Ricordiamoci che Dio deve avere il primo posto in ogni cosa.

Nella sua predica sull’uso corretto del denaro, Wesley pone alcune regole fondamentali che vale la pena ricordare: “Guadagnate a condizione di non perdere la vostra vita e rovinare la vostra salute, e anche a condizione di non spegnere il vostro spirito, di non nuocere al vostro prossimo, di non fare nulla contro la coscienza. Risparmiate il più possibile, i piaceri dei sensi, specie quelli della tavola, gli ornamenti inutili, gli abiti costosi, ecc. devono passare in secondo piano. Date quanto potete. Ciò che possediamo non è forse di Dio? Gli dobbiamo perciò tutto. Perché fissare dei limiti? Un decimo, un terzo, la metà, comunque saranno sempre insufficienti, poiché Gli dobbiamo tutto. Tutto quello che siamo e che possediamo Gli appartiene. I beni ci sono affidati come ad economi, per noi stessi, per le nostre famiglie, per la nostra chiesa”.

L’apostolo Paolo dichiara: “Così dunque, finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede” (Galati 6:10).

…un investimento

È buono che impariamo ad investire capitali per l’eternità. La “Banca del cielo” è quella che dà il massimo interesse: “Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi” (Luca 6:38). Il tempo è breve ed i giorni di opportunità su questa terra sono pochi. Gesù diceva: “Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare” (Giovanni 9:4).

“Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente” (2 Corinzi 9:6).Ci aiuti il Signore ad essere generosi nel dare, di “abbondare in quest’opera di grazia”, ma prima di tutto a dare noi stessi nelle Sue mani, ricordando che la disposizione a dare liberamente è prodotta dallo Spirito Santo nel cuore di chiunque ama il Signore ed il suo prossimo.

Giuseppe  Conserva